La Scuola International School: dalla Silicon Valley a Milano per insegnare a porsi domande
“Siamo una scuola che insegna a fare e a farsi domande”. Fin dai piccolissimi, precisa Valentina Imbeni, fondatrice e direttrice de la Scuola International School, bilingue inglese e italiano, che a settembre aprirà le porte in zona Mac Mahon, primo campus italiano che si aggiunge ai tre di San Francisco e Palo Alto dove oggi studiano 430 bambini e ragazzi dai 2 ai 14 anni. Ed è proprio la mentalità inquisitiva tipica della Silicon Valley che La Scuola intende portare a Milano “Perché è il motore della creatività e dell’innovazione di cui abbiamo tanto bisogno viste le sfide del nostro tempo”. Valentina lo dice per esperienza personale. Di scienziata, dottorato in ingegneria biomedica a Bologna e a Cambridge e ricercatrice a Berkeley. E di imprenditrice, insignita dal Presidente Mattarella con l’Ordine della Stella d’Italia per aver creato negli Stati Uniti una scuola che unisce il Reggio Emilia Approach®, l’International Baccalaureate (IB) e l’immersione linguistica nell’italiano e nell’inglese.
Come nasce la Scuola International School?
"All’inizio degli anni Duemila sono a San Francisco, lavoro come ricercatrice all’Università di Berkeley e, neomamma, scopro un gruppo di famiglie che si trovano per parlare e organizzare attività in italiano. Sono l’unica italiana tra americani e stranieri con un amore immenso per il nostro paese e la voglia di insegnare la nostra lingua e la nostra cultura ai figli. La molla è stata questa. Quando la nostra piccola cooperativa di genitori perde la sede che ha in affitto, la mia vita cambia verso. Decido di fermarmi nella Silicon Valley e di creare una scuola, non profit, che faccia leva su due pilastri per me fondamentali. La consapevolezza, maturata studiando lo sviluppo del cervello, dell’importanza di essere esposti alla multiculturalità, all’interdisciplinarità e al ragionamento scientifico fin da piccoli e l’approccio Reggio Children che, da emiliana, conosco e apprezzo. Nei nostri campus americani oggi gli studenti della scuola dell’infanzia iniziano facendo scuola al 90% in italiano e al 10% in inglese, nel campus di Milano la percentuale si inverte per arrivare, dal terzo anno della primaria, al bilinguismo perfetto 50 e 50".
Come si fondono, nella pratica di una lezione, l’italianissimo Reggio Emilia Approach® e il sistema educativo internazionale del baccalaureato?
"Mi piace pensare al primo come al cuore e al secondo come alla testa della nostra scuola. Sono perfettamente compatibili, entrambi mettono al centro lo studente e la sua curiosità. Reggio come una filosofia educativa e un modo di vedere il bambino, l’IB con standard e pratiche specifiche a cui aderire per stimolarlo a pensare in modo critico. Il nostro insegnamento prevede la creazione di unità multidisciplinari che consentono agli studenti di approcciarsi a un argomento da più prospettive e di “farlo proprio” anche in base a interessi e stili di apprendimento diversi. Prendiamo l’analisi dei dati proposta a una classe di prima media: in scienze gli studenti esplorano la raccolta dei dati su uno specifico problema ambientale, in matematica come dar voce a questi dati attraverso diversi tipi di grafici, in arte sono chiamati a creare una presentazione digitale in cui spiegare come i dati raccolti possono essere utili per campagne e azioni pratiche di cambiamento sociale. Lavoriamo in maniera interdisciplinare anche alla scuola dell’infanzia e alla primaria attraverso gli atelier di musica, arte, design, cucina e natura. C’è un lavoro di preparazione molto impegnativo da parte di tutti gli insegnanti che vengono da 14 Paesi e che hanno ottenuto master e dottorati in educazione o nelle materie di cui sono specialisti".
Dichiarate di voler crescere studenti coraggiosi decisi a lasciare un’impronta positiva sul mondo. Come ci si riesce?
"Insegniamo e testimoniamo con le nostre storie che il mondo è interconnesso e che avere una mentalità globale significa percepirsi e agire come comune umanità. La nostra scuola nasce sulla west coast americana, da quello spirito di avventura all’ovest caratterizzato da curiosità, resilienza, propensione al rischio e voglia di innovare che oggi sono considerate competenze fondamentali. Il nostro compito è stimolarle e nutrirle, con un motto: niente senza gioia. Questo non significa che a scuola non si debba far fatica. Oggi che l’informazione è a portata di clic sul cellulare, facciamo scuola per imparare a porci delle domande. Prendiamo una materia come storia: l’International Baccalaureate non prevede lo studio nozionistico delle singole rivoluzioni dei vari paesi, ma dal concetto di rivoluzione come chiave per capire accadimenti passati, per interpretare il presente e per dar forma a un futuro di pace".
Gli studenti che non parlano inglese, o che non sono fluenti in inglese, possono iscriversi alla vostra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria nel campus di Milano?
"Sì, l’accessibilità per noi è molto importante. L’approccio Reggio Children e l’IB facilitano la personalizzazione dell’apprendimento. Nelle classi possono lavorare insieme studenti con un diverso livello di conoscenza linguistica e con diversi talenti e abilità, sia durante le lezioni sia nei compiti a casa siamo abituati a diversificare le attività. La diversità è iscritta nel nostro DNA. Le famiglie che frequentano i nostri campus americani parlano 34 lingue diverse, il 17% degli studenti rappresenta diverse etnie e identità multiculturali, il 3% appartiene a famiglie LGBTQ+ e abbiamo alunni neurodivergenti. La nostra esperienza sull’inclusione nasce da questi numeri e da un programma di rette variabili in base al reddito, di cui negli Stati Uniti beneficia il 30% delle famiglie, che sarà applicato anche nel campus di Milano. Sul fronte del supporto specifico agli studenti con fragilità lavoreremo con Spazio Aperto Servizi che gestisce l’attuale Scuola Giò nei cui spazi subentriamo. Il nostro campus milanese è progettato dall’architetto e designer Michele Zini di ZPZ Partners specializzato nella creazione di asili e scuole come spazi educanti e nell’approccio Reggio Children e figlio di Vea Vecchi, la prima atelierista".
La Scuola International School si presenta alla città il 25 novembre, dalle 18.00 alle 19.30, presso il Pime in via Mosé Bianchi 24. Per informazioni: mi.lascuolainternational.org info@lascuolainternational.org
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